La stagione più crudele, il racconto di un passaggio obbligato

Chiara Deiana - Foto di Mara Carretta
Asia, una ragazzina di dodici anni, affronta una delle prove più difficili che la vita ci pone davanti: il passaggio dall’infanzia all’adolescenza.

Siamo nella campagna toscana, è estate, fa molto caldo. Asia sta trascorrendo le vacanze a casa della nonna paterna insieme al padre. Muore di noia e di attesa, freme per l’arrivo di Matilde, la sua migliore amica. Questo è lo scenario che ci presenta Chiara Deiana all’inizio del suo romanzo d’esordio La stagione più crudele, edito da Mondadori. Una ragazzina come siamo state tutte, con la  musica rock nelle orecchie, i musi lunghi e la ribellione a fior di pelle. Asia si trova in quel momento della vita dove tutto o è bianco o è nero, dove le sfumature non esistono e ci sentiamo soli incontro al mondo. La spensieratezza dell’infanzia si sta dissolvendo con una velocità ingiusta e siamo combattuti tra il cavalcare l’onda o buttarci a terra per restare ancora un po’ nella bambagia confortante dell’essere bambina.

L’espediente che trova Deiana per raccontarci questo difficile passaggio, però, è qualcosa che non ti aspetteresti. Asia scopre il cadavere di un uomo nel bosco e innesca fin da subito con lui un legame particolare. Lo veglia, lo osserva, se lo immagina vivo. Lo protegge da tutti, confida il segreto solo a Matilde che, però, non riesce a condividere la stessa passione dell’amica. È come se per Asia lasciar andare lo sconosciuto (ovvero parlarne con gli adulti, chiedere aiuto) volesse dire lasciar andare l’infanzia. Eppure si troverà di fronte a tanti fatti compiuti, assisterà e subirà eventi che la strapperanno via a brandelli dalla dimensione fanciullesca che tanto desidererebbe protrarre all’infinito. Ma non si può, la vita scorre inesorabile in avanti e non seguirla è impossibile. Un po’ perché sono gli altri che pretendono questo transito tanto obbligato quanto naturale, un po’ perché la realtà, prima o poi, va guardata in faccia. Anche non volendo, anche lottando con tutte le forze, qualcosa cambia dentro, non possiamo farci niente. Fa parte dell’evoluzione, anche se evolvere, a volte, vuol dire dover dimenticare la parte più leggera di sé.

Nel suo La stagione più crudele Chiara Deiana è bravissima a farci indossare i panni di questa ragazzina dodicenne. Sentiamo i suoi tormenti, la resistenza al cambiamento, il desiderio che la fantasia riesca ancora a surclassare la realtà. Come succede da piccoli, come dell’infanzia è la magia stessa. Ma è anche brava ad accompagnarci nel percorso di Asia, durante la fervente guerriglia che vive in casa e in sé. Chi legge comprende bene i suoi drammi perché li ha vissuti e se ne ricorda, l’intensità può essere stata diversa, ma il senso di smarrimento il medesimo. Vorremmo incoraggiarla, spronarla, consolarla, ma non possiamo. Vorremmo abbracciarla come, in un momento umanamente tanto difficile, non siamo stati abbracciati noi. Ma non possiamo farlo, e allora ci accontentiamo di accompagnarla nel suo cammino, anche noi con i Nirvana a palla nelle orecchie per cercare di non sentire tutto il resto.

Serena Pisaneschi

In alto: Chiara Deiana in una foto di Mara Carretta

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