«Non conformerò mai la mia vita a dei modelli, e non lo faccio per principio, ma c’è qualcosa dentro di me che brucia, e quel qualcosa sono io.»
Ho incontrato Lou Andreas-Salomé (1861 – 1937) molti anni fa, durante i miei studi universitari, e ne sono rimasta affascinata. Come si fa a non esserlo? Donna carismatica, di cultura, di un fascino incredibile, fonte di ispirazione per personaggi che hanno fatto la storia della filosofia, della poesia, della psicanalisi. Leggendo la sua biografia, ci viene da pensare: cosa ne sarebbe stato di Rilke, e dello Zarathustra di Nietzsche, se i passi di questi non avessero incrociato quelli di Lou?
Fu la prima psicanalista donna, fu, ai suoi tempi, un simbolo dell’emancipazione femminile per come decise di condurre la sua vita: senza dover rendere conto a nessuno se non a se stessa. È Louise von Salomé, meglio conosciuta come Lou Andreas-Salomé, nata a San Pietroburgo nel 1861, lo stesso anno della riforma emancipativa con cui lo zar Alessandro II abolì la schiavitù da tutto il territorio dell’impero. Quasi un presagio per come sarebbe stata la sua vita. Grazie a una famiglia agiata, all’incoraggiamento del padre e alla sua inclinazione per lo studio, Lou a diciannove anni vanta già una notevole cultura umanistica.
Pochi anni dopo, a causa della tisi che l’affligge, si trasferisce a Roma in cerca di un clima più mite, ed è da adesso che iniziamo a trovarla accanto a grandi nomi della cultura europea. Conosce il filosofo tedesco Paul Rée e, attraverso di lui («Ho incontrato una creatura straordinaria, devi conoscerla»), Friedrich Nietzsche («Soltanto dopo averla frequentata, sono stato maturo per il mio Zarathustra»); ha una relazione con il poeta Rainer Maria Rilke («Mai avevo sentito la vita così fortemente, creduto nel presente e riconosciuto l’avvenire, e solo perché ho avuto la fortuna di incontrarti»); entra nel gruppo di lavoro di Sigmund Freud («Mi siete mancata ieri sera alla riunione, ho l’abitudine di cercare il vostro sguardo, e ieri non facevo che fissare il vostro posto vuoto»).
Con Rée e Nietzsche inizia una convivenza a tre che per Lou sarà solo una convivenza intellettuale, mentre sia Rée che Nietzsche le proporranno il matrimonio ma verranno rifiutati, come lo saranno molti altri, da Franz Wedekind a Gerhart Hauptmann. Lou Andreas-Salomé si sposerà una sola volta, con Friedrich Carl Andreas; il matrimonio durerà quarantatré anni e si concluderà solo con la morte di lui, ma, per volontà di Lou, non sarà mai consumato.
La sua relazione amorosa con il poeta Rainer Maria Rilke è nota e raccontata nel bel carteggio fra i due. Von Salomé conosce il poeta quando ha trentasei anni e lui ventidue: fra loro nasce una passione che coinvolge anima e corpo e che sfiderà il matrimonio di lei, la società, la differenza di età. Durerà quattro anni e sarà per entrambi molto stimolante. È grazie a Lou Andreas-Salomé che oggi possiamo godere delle pagine di uno fra i più grandi poeti; è lei che intuisce il suo talento e lo incoraggia a scrivere e sarà per lui fonte di grande ispirazione.
Nel 1911 assiste al primo congresso ufficiale di psicanalisi «spinta dalla curiosità.» Ne rimane affascinata, si dedica a studiarla e alla fine scrive a Freud: vuol partecipare alle sue lezioni. Freud non solo le accorda il permesso, ma la include nel ristretto gruppo delle riunioni private, nel quale Lou è l’unica donna. Alla psicanalisi, Lou Andreas-Salomé dedicherà il suo tempo fino alla fine della sua vita.
Credo che non serva altra presentazione. Per chi volesse conoscerla meglio, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Dalla sua autobiografia alle biografie su Nietzsche e Rilke, ai carteggi con Freud, Rilke, Nietzsche e Rée, ai suoi scritti di argomento psicanalitico, la penna di Lou Andreas-Salomé è stata felice e prolifica e ci regala uno sguardo “in diretta” su uno dei periodi più interessanti della cultura europea.
Paola Gradi
Foto in alto: Lou Andreas-Salomé