«Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!» ammoniva Nanni Moretti in Palombella rossa.
Anche quest’anno il Comune di Verona, grazie all’Assessorato alle Pari Opportunità, in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna promuove Ottomarzo. Femminile, plurale. un’articolata serie di appuntamenti, dal 3 marzo al 4 aprile. Una manifestazione ricca di iniziative, che spaziano dalla musica all’artigianato e, ancora, dall’arte alla prevenzione della salute. Alcune molto concrete e davvero interessanti.
E allora, direte voi? Finalmente! Evviva! Sì, evviva! Peccato però che durante la conferenza stampa di presentazione di Ottomarzo. Femminile, plurale del 28 febbraio scorso, di fronte a una platea al femminile (tre erano gli uomini presenti in sala) e a un tavolo interamente al femminile, quasi tuttə abbiano usato rigorosamente il maschile. «Benvenuti […] siete tutti invitati […]» eccetera, eccetera.
Alt! Non sto parlando di linguaggio di genere, argomento ancora divisivo. Anche se, in un contesto del genere, mi aspetterei una certa sensibilità a questo discorso. Sto dicendo che, se ci si rivolge a donne, usare il femminile è buona prassi. Dobbiamo ricordare che il linguaggio non è mai neutro. Le parole producono effetti: possono escludere o includere.
Pur non togliendo nulla alla bontà delle iniziative di Ottomarzo. Femminile, plurale, non vi nascondo il mio sconforto al pensiero di quanto sia ancora ben radicata la cultura patriarcale che ci relega nella gabbia dei pregiudizi e degli stereotipi e che ci nega anche il semplice riconoscimento linguistico. Femminile plurale? A me pare maschile singolare.
Cinzia Inguanta
In alto: 28 febbraio 2022, Verona, foto ricordo conferenza stampa Ottomarzo. Femmnile plurale.
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