Storie di donne: Silvia Recati, una che non si arrende

Silvia Recati
«Canta che ti passa», questa esortazione popolare a non spaventarsi trova una perfetta applicazione nella vita di questa donna oltre il consueto.

Di solito non sono una persona che racconta se stessa, ma in questo periodo di “buio”, in cui ciascuna di noi cerca di intravedere un bagliore, Carla mi ha infuso un po’ di coraggio. Ed eccomi qua, anch’io a raccontarmi. Sono Silvia, fiorentina di nascita, mugellana d’adozione. Sono vocalist professionista. La mia infanzia è stata felice, anche se non ho il netto ricordo di una casa propria, perché giravo il mondo con mio padre, musicista, e mia madre, sempre con me insieme a mia sorella. È da mio padre che ho ereditato questa grande, immensa passione per la musica. Fin da piccola mi esercitavo cantando ogni giorno tutto quello che sentivo passare alla radio, e trovandomi spesso all’estero perché lui aveva dei contratti da rispettare con l’orchestra, durante la giornata apprendevo qualche frase dai bambini incontrati al parco. Dove? Svizzera, Germania, Francia, Olanda, Lussemburgo, perfino Libano.

Una volta, in età scolare, mio padre ha dovuto fare una scelta; ha optato per un’attività più tradizionale che permettesse a me e mia sorella di frequentare quotidianamente la scuola e che consentisse a lui di stare con la famiglia più spesso anziché essere sempre in giro per il mondo. Così ci siamo trasferiti a Borgo San Lorenzo, dove lui aveva trovato un lavoro da edicolante. E così la mia vita è andata avanti, sono tornata da pendolare ogni giorno a Firenze per studiare al liceo linguistico, ho fatto la mia prima esperienza in Inghilterra, dopo il diploma ho trovato un lavoro come assistente commerciale in una multinazionale tedesca. Poi, come addetta al customer service in un’azienda americana, infine sono tornata a Borgo San Lorenzo, sempre come impiegata, in una ditta vitivinicola export.

Ero felice, continuavo a cantare nei concorsi nazionali e ne ho vinti molti. Fra l’altro avevo avuto modo di conoscere quello che sarebbe diventato in seguito mio marito. Anche lui era come me appassionato di musica, in particolare di swing, ballava nel corpo degli Acrobatic rock e lo avevo conosciuto proprio iscrivendomi a questa scuola di ballo. Lo swing, come il jazz, il blues, erano i miei generi preferiti. Mio padre era stato un sassofonista jazzista. Anche se da parte sua non ho mai avuto il benché minimo aiuto – non approvava il fatto che potessi un giorno fare parte del mondo musicale a livello professionale – sono riuscita ad approdare in Rai con un brano in inglese. Quella è stata davvero un’esperienza che ancora oggi mi ricorda la meravigliosa gioventù. Nel frattempo mi ero sposata e avevo avuto una bambina, dopo una bruttissima esperienza di un’altra bimba nata morta due anni prima e un altro aborto.

Quando la EMI Records mi propose un contratto a tutti gli effetti, rinunciai, preferendo la famiglia. Non mi sono mai pentita di questa scelta; iniziai a insegnare inglese nelle scuole elementari, i bambini mi davano una gratificazione davvero enorme. Nel frattempo ebbi un altro aborto; solo dopo qualche anno riuscii a dare un fratellino a Sara, David. Ero davvero felice, nonostante il mio fisico cominciasse a risentire di tutte quelle vicissitudini mediche. Forte della mia pluriennale esperienza nel campo dell’insegnamento, aprii una scuola privata a Borgo San Lorenzo, quando ancora l’inglese non era contemplato nella scuola pubblica. In breve, da sei bambini passai a cinquantasei. Li dividevo per età e per gruppi. Al mattino mi occupavo dell’azienda di mio marito curando l’amministrazione.

sweet & sour
Sweet & Sour – Silvia Recati e Sabrina Galeotti

Purtroppo però la felicità non era destinata a durare. Il primo tumore al seno me lo trovarono quando David faceva appena la prima elementare. Affrontai serenamente la radioterapia, dicendomi fortunata rispetto a tanti altri casi. Purtroppo però dopo appena due anni riapparve nello stesso seno. Mi rivolsi alla ASL pisana, dove avevo trovato un bravo oncologo che nel giro di quarantotto ore fece in modo di farmi operare d’urgenza di mastectomia. Poi ci furono anche nove mesi di chemioterapia, che mi mandò un po’ in depressione, ma perlomeno avevo vicino la mia famiglia a sostenermi. E per fortuna anche la mia musica, nella quale mi rifugiavo continuando a esibirmi con le band della zona. Chiusi la mia scuola di inglese e riuscii a trovare nuovamente lavoro come impiegata in un’azienda del Mugello. Continuavo ad andare a Pisa all’ospedale Santa Chiara in oncologia per i controlli. Ci credete che dopo quindici anni questo tumore è tornato fuori nelle ossa? L’ho nel bacino, ala sacrale destra.

Ricominciate le cure, ancora una volta… Ma stavolta mi sono ripromessa di non deprimermi: a cosa sarebbe servito? Anzi, mi sono informata e causa ragioni di salute ho potuto chiedere la pensione anticipata. Del lavoro mi mancano soprattutto i colleghi, le nostre battute e il nostro rapporto quotidiano. Ma del lavoro impiegatizio sinceramente non mi manca niente! Da dieci anni avevo formato il mio duo canoro, le Sweet & Sour, insieme a una ragazza, Sabrina Galeotti, che come me condivide la passione per il jazz. Siamo socie ma soprattutto due amiche. Il canto l’ho fatto diventare il mio lavoro principale. I miei ragazzi sono cresciuti, Sara mi ha addirittura resa nonna, il mio nipotino è meraviglioso, la più bella cosa che mi sia capitata.

David ha un ottimo lavoro che gli consente di viaggiare, ma quello che mi fa più piacere è che anche lui canta, ha inciso un pezzo e spero prosegua con questa passione, ereditata dal nonno e da me. Tornando al duo, Sabrina e io proponiamo diversi generi musicali per accontentare i gusti del pubblico, la nostra particolarità è quella di proporre eventi a tema con repertorio e abiti vintage dell’epoca richiesta dagli anni ‘30 in poi. Siamo disponibili per aperitivi, banchetti, cerimonie nuziali, anniversari, feste di compleanno e di laurea, cene private e aziendali, feste di piazza, inaugurazioni attività commerciali, ricorrenze particolari, Capodanno ecc.

La vita è bella, donne, e nonostante i miei venti interventi chirurgici, che qui preferisco non ricordare, dico ancora che la vita è bella! Sono solare, positiva, adoro viaggiare e cucinare. Nel gruppo mi conoscono in diverse e non solo per la mia attività, ma anche perché ho fornito il mio contributo a persone che cercavano badanti (conosco una comunità filippina avendone avuto bisogno per suoceri e per mio padre che purtroppo non c’è più). Quando questa pandemia sarà terminata, non vedo l’ora di correre ad abbracciare il mio nipotino che mi manca tantissimo e di riprendere la mia attività musicale che è stata ovviamente sospesa! E chissà, perché no, di fare una grande festa insieme a voi tutte. Forza, coraggio!

Silvia Recati

Foto in alto: Silvia Recati

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