Ieri al CSM ho incontrato una giovane donna vittima di questa società

anoressia
L’anoressia è una delle malattie del capitalismo dove tutto è merce, compreso, non ultimo e in varie forme, il corpo delle donne.

Ieri ero al CSM (Centro di Salute Mentale) d’urgenza per un attacco d’ansia terribile. Nella sala d’aspetto prima di me c’erano madre, padre e figlia, molto giovane, che subito non ho notato rannicchiata vicina alla madre. Si lamentava perché era da un’ora che aspettavano.

È uscita un’infermiera scusandosi per il disguido: la famiglia, a causa di un malinteso, era rimasta ad attendere nell’ingresso sbagliato di conseguenza nessuno li ha chiamati. Ovviamente altre persone sono passate avanti alla ragazza prima che ci si accorgesse del disguido.

L’infermiera ha gentilmente chiesto di aspettare una mezz’ora affinché la dottoressa potesse visitare la persona che era entrata ma la ragazzina è andata in escandescenze. Ha cominciato a urlare: «Non voglio più aspettare! È un’ora che sono qua! Quello che vogliono tutti da me è che io muoia, va bene, allora morirò» e nel dire questo si è alzata in piedi allontanandosi da tutti e avvicinandosi a me che non ero calcolata tra le persone da cui allontanarsi.

Ho così potuto vederla. E che strazio vedere quel corpicino così chiaramente denutrito, avrà avuto al massimo quindici anni. Sono rimasta molto turbata da questa scena. Dalla situazione. Penso a quei poveri genitori e a questa vita così difficile, forse breve, e mi sono chiesta il perché. Mio padre, che ha sempre avuto una visione tutta sua del mondo e della vita, sosteneva che l’anoressia non è una malattia che viene agli africani o agli indiani. È una malattia del capitalismo.

E mi viene voglia di dargli ragione visto che per lo più sono le ragazze a essere colpite da questo drammatico malessere psichico; sottoposte a input mediatici che puntano sempre al performante in cui se non sei in linea perfetta non vali niente. Se non sei sempre in forma non sei degna di far parte del consesso umano.

Non posso pregare perché sono atea convinta, ma se ci fosse un’entità superiore sono tante le cose che chiederei, prima fra tutte di demolire i modelli inarrivabili della società del capitale, dove tutto è merce, compreso, non ultimo e in varie forme, il corpo delle donne. Mi torna sempre in mente una vignetta di un rinoceronte su un tapis-roulant che ha affisso un poster di un unicorno nella camera e che fatica come un dannato per assomigliargli. Ecco, ci hanno tappezzata la mente di poster inadeguati alla realtà.

È vero che il malessere si esprime in vari modi e che se non ci fosse l’anoressia ci sarebbe qualcosa di diverso, ma l’anoressia uccide, ricordiamocelo. Spero tanto per lei e per tutte le ragazze che soffrono di questo terribile disturbo che qualcosa di significativo intervenga nella loro crescita psichiatrica per farle tornare a essere vive in tutti i sensi possibili.

Mi lamento perché il mio corpo non mi rappresenta più, perché ho chili di troppo, ma forse dovrei accettarmi per quella che sono e tenere ben impresse nella mente le gambette stecchite avvolte nei leggings larghi della ragazzina di ieri. Ieri ero al CSM e non so se sono stata peggio per la mia grave forma d’ansia o nel vedere questa giovanissima vittima della società.

Laura Massera

Foto in alto: Modelle anoressiche, montaggio di Crispian Balmer

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 commento su “Ieri al CSM ho incontrato una giovane donna vittima di questa società”

  1. Alessandra Giannasi

    Grazie per questa storia. Non posso che condividere e contribuire come posso alla demolizione passo passo degli stereotipi frutto del capitale

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