«Sono sempre stata aliena al concetto di “lasciarsi andare” per un motivo molto banale: non so dov’è che dovrei andare.» Veronica Raimo, Niente di vero.
Niente di vero, il nuovo libro di Veronica Raimo è stato proposto per il premio Strega 2022 da Domenico Procacci. Fra le motivazioni per la candidatura si legge che «Veronica Raimo ha un talento prezioso, scrive di cose serie, profonde, talvolta sconcertanti, con uno stile ironico e brillante. Niente di vero è uno spaccato tagliente di una famiglia italiana che ci somiglia, in cui la voce narrante smonta continuamente gli aspetti più canonici dello stare insieme per diritto di sangue, così come demolisce ogni retorica consolatoria, con una scrittura libera, spudorata e irresistibile».
Il romanzo appare come una lunga confessione dell’autrice che svela altarini e retroscena della sua vita e di quella dei suoi familiari. Stranezze, vizi e fissazioni di ognuno di loro sono messi a nudo e riproposti con la semplicità dello sguardo di una bambina. I figli, fino a una certa età, accettano ciò che accade in famiglia come una realtà unica e assoluta. Con il passare degli anni, con l’allargarsi dei contatti e con l’approfondirsi delle relazioni, arrivano a confrontare la loro situazione familiare con quella altrui, scoprendo così quante sfaccettature diverse può assumere l’esistenza di ognuno. Il lettore si trova coinvolto in un processo di identificazione, dove i ricordi affiorano sovrapponendosi a quelli della protagonista. Il titolo del romanzo, Niente di vero, ci porta a dubitare della veridicità degli aneddoti, senza però togliere nulla alla forza narrativa.
«Sono sempre stata aliena al concetto di “lasciarsi andare” per un motivo molto banale: non so dov’è che dovrei andare» afferma Veronica Raimo in Niente di vero. Fra le mie letture, ho notato negli ultimi tempi una nuova tendenza fra le autrici italiane. Si tratta di un linguaggio più aperto, una sincerità spiazzante per qualcuno, perché porta nero su bianco i pensieri reali delle donne, quelli che, fino a pochi anni fa, risultavano inconfessabili a chiunque e forse perfino a noi stesse. Personalmente lo considero un grande passo verso una maggiore consapevolezza di sé che può solo contribuire a liberare le donne italiane delle ultime zavorre di un’educazione troppo spesso retrograda e limitante.
Erna Corsi
Foto in alto: Veronica Raimo
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