Enola Holmes, cercare la propria strada perché «il futuro dipende da noi»

enola holmes
La giovane investigatrice rispecchia perfettamente lo spirito delle donne oltre il consueto che hanno fatto la storia del femminismo.

Navigando nell’immenso catalogo di Netflix, qualche sera fa sono incappata nel film Enola Holmes, tratto dai romanzi di Nancy Springer, che realtà è sulla piattaforma da quasi due anni. Incuriosita dalla fama del nome della protagonista e dal viso fresco e brillante di Millie Bobby Brown (che molti conosceranno come Undici di Stranger Thing) ho schiacciato play.

Il film si apre con un riassunto degli anni dell’infanzia di Enola, il cui nome letto al contrario significa sola, “alone”, appunto. Ci racconta delle giornate trascorse con l’amata madre Eudoria, una sempre splendida Helena Bonham Carter, e di tutto quello che la madre le ha insegnato. Dalle scienze, alla letteratura, al jujitzu, all’arte… tutto è servito per coltivare l’intelligenza brillante e arguta (molto simile a quella del fratello investigatore) di una futura giovane donna indipendente. Al risveglio del suo sedicesimo compleanno, però, Enola si rende conto che sua madre è svanita nel nulla lasciandole alcuni regali, e si vede costretta a dover sottostare ai voleri del fratello maggiore Mycroft, che la vuole mettere in un istituto per ragazze. Ma lo spirito combattivo di Enola si ribella e, vestendosi da ragazzo, scappa alla ricerca di sua madre.

Non vi racconterò altro della trama perché è giusto che la scopriate da solə, ma posso dirvi cosa mi ha colpito. Enola Holmes è una storia che sì, affascina con l’investigazione, gli enigmi e i misteri, come d’altronde ci si aspetta da qualsiasi cosa porti il nome Homles nel titolo, ma la cosa che più è messa in risalto è la lotta femminista, pubblica o privata che sia. Eudoria ha cresciuto sua figlia con tutte le libertà che qualsiasi essere umano ha il diritto di godere. Contravvenendo alle regole imposte dalla società, Enola viene su selvaggia, aperta, felice. Non è schiava dell’etichetta e delle buona maniere come vorrebbe Mycroft. Lei è spigliata, vivace, combattiva. Rifiuta tutto ciò che è diverso dall’educazione ricevuta, non vuole andare in istituto e, soprattutto, vuole ritrovare sua madre. S’imbarca così in un viaggio che la porterà a incontrarsi e scontrarsi con molte persone, alcune pericolose, altre misteriose, altre ancora amiche.

L’ambientazione storica è fondamentale per il messaggio di lotta femminista che cosparge completamente la trama. Siamo in Inghilterra all’inizio del ‘900 e c’è fermento per le riforme. Il suffragio universale è dietro l’angolo e noi assistiamo a un momento storico decisivo per la sua realizzazione. La voglia di rivalsa delle donne è lampante, la notiamo nell’educazione che Eudoria dà a Enola, nelle riunioni segretissime che tiene con altre donne, nella sala da tè londinese che fa da copertura a una scuola femminile di arti marziali. Qui Sherlock parla con Edith Grayston, amica di Eudoria, la quale critica aspramente il suo totale disinteresse per la politica. «Voi non sapete cosa significa non avere potere. La politica non vi interessa perché non avete alcun interesse a cambiare un mondo che vi calza così a pennello.» Sono parole lapidarie ma verissime e racchiudono perfettamente il pensiero maschilista che ancora oggi è così radicato nella società.

La storia è stata colma di eroine come Eudoria, Enola, Edith e tutte le donne oltre il consueto che hanno lottato e lottano per la parità di genere. Nonostante siano passati centoventidue anni dall’ambientazione di questo film, siamo ancora costrette a lottare per imposizioni arcaiche e patriarcali. Così come Enola si ribella al volere del fratello, che la vorrebbe donna di casa, ubbidiente e sottomessa, anche tutte le donne di oggi e di domani si ribellano a ciò che ancora sono costrette a subire. Ma non sono sole, anzi non siamo sole. Perché, come dice Enola alla fine della sua avventura: «Mi chiamo Enola, che al contrario significa sola. Ma ho capito che essere sola non significa essere solitaria, mia madre non ha mai voluto questo. Desiderava che trovassi la mia libertà, il mio futuro, il mio obiettivo. Sono un’investigatrice, decifro i messaggi e ambisco a salvare le anime perdute. La mia vita è solo mia, e il futuro dipende da noi.»

Serena Pisaneschi

Foto in alto: una scena del film 

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