La violenza contro le donne è «una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di contrasto, richiede una crescita culturale e una presa di coscienza collettiva.»
Dalla prefazione del Dossier 2021 del Viminale sulla violenza di genere: «Sono trascorsi pochi anni da quando la violenza di genere viene finalmente considerata come un’esecrabile violazione dei diritti umani, ancora trasversale alle diverse aree geografiche, alle classi sociali e alla formazione culturale, che si manifesta attraverso una serie di condotte criminali che affondano le proprie radici nell’ignoranza, nella negazione della ragione, nella paura del confronto. Un fenomeno tragico che si nutre del dolore e della paura delle vittime, sovente indotte al silenzio dal timore di essere ulteriormente umiliate, isolate e abbandonate nelle situazioni di fragilità in cui vivono. Una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di contrasto, richiede una crescita culturale e una presa di coscienza collettiva, attraverso l’impegno corale di tutti gli attori sociali.»
Il 15 agosto è stato pubblicato sul sito del Viminale il periodico “dossier” ferragostano relativo all’andamento dei reati in Italia. Riguardo alla violenza di genere il documento riporta che in un anno, tra il primo agosto 2021 e il 31 luglio 2022, in Italia sono state uccise 125 donne, in aumento rispetto alle 108 dei 12 mesi precedenti, in media più di una ogni tre giorni. Di questi omicidi 108 sono stati compiuti in ambito familiare o affettivo, e in particolare 68 di questi hanno avuto come responsabile un partner o un ex compagno.
Secondo i dati diffusi invece negli ultimi 12 mesi sono diminuite le denunce per stalking: 15.817, a fronte di 18.653 nel periodo precedente.
Sono numeri che si commentano da soli, ancora troppe le vittime di femminicidio in Italia e il cambiamento culturale necessario per un reale cambio di passo appare ancora molto lontano.
Cinzia Inguanta
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