La lunga vita di Marianna Ucrìa, un’eroina moderna vissuta tre secoli fa

Dacia Maraini
Dacia Maraini ci racconta il mondo segreto di una donna forte e tenace, ma anche ribelle e determinata a essere libera.

Nel 1990 Dacia Maraini pubblica La lunga vita di Marianna Ucrìa, che fu un grandissimo successo di pubblico e critica. Tradotto in molte lingue, vince il premio Campiello e consacra la scrittrice nell’Olimpo delle più importanti penne italiane.

Nello scrivere questo romanzo storico Dacia Maraini è stata ispirata dalla vita della sua antenata Marianna Alliata Valguarnera d’Ucrìa. Le vicende narrate abbracciano molti decenni, cominciando da una Marianna bambina e sordomuta, condotta dal padre ad assistere a un’esecuzione nella speranza che uno spavento possa farla guarire dalla sua menomazione. Purtroppo l’espediente non funziona e Marianna si trova a crescere in mezzo a una famiglia numerosa ma distante con la quale comunica solo per mezzo della scrittura. A tredici anni viene data in sposa a suo zio, fratello della madre, di molti anni più vecchio. Lo scopo è quello di mantenere i beni della famiglia e di riparare a un torto passato. Così Marianna inizia la sua vita con il signor marito-zio, con il quale metterà al mondo alcuni figli. Dedita più alla campagna, alla lettura e a un certo pensiero rivoluzionario più che a una vita che la vorrebbe consona ai doveri di una donna nobile, Marianna passerà la sua intera vita in silenzio per gli altri, ma piena di rumore dentro di sé. Sentimenti, riflessioni, vita, amore e morte costelleranno le sue giornate quiete solo all’orecchio, ma tumultuose se viste con gli occhi della protagonista.

Marianna Ucrìa è un personaggio insolito incastonato in una realtà comune per gli anni in cui è narrata la storia. È una donna forte, tenace, che non si scoraggia di fronte al suo handicap. In un certo senso quel vuoto che la isola dagli altri contribuisce a renderla più sensibile, più libera dalle imposizioni, siano esse sociali o emotive. È un’eroina moderna, che fa il classico buon viso all’altrettanto classico cattivo gioco. Costretta in una realtà che non vuole, a sottostare a doveri e obblighi che non le piacciono, trova comunque il modo di essere diversa. Ma non nell’invalidità che l’affligge, quanto nell’atteggiamento ribelle che ha nella vita quotidiana e che, crescendo, si afferma sempre più in lei. Giovanissima sposa, giovane madre e padrona di casa, vedova ancora nel fiore degli anni. Ma soprattutto donna dai sensi e dal pensiero liberi, che riesce a trovare il modo di ritagliarsi quel po’ di vita che desidera e si merita. Esce dagli schemi, va contro il volere dei maschi della sua famiglia, in parole povere: fa come le pare. Dedita ai suoi doveri fino a quando non ha avuto abbastanza forza da ribellarsi, fino a quando non ha anteposto se stessa tutto. È stato bello leggere di una donna tanto fiera e tenace di quasi tre secoli fa, scoprirla, vederla crescere pagina dopo pagina.  È facile capire perché Marianna Ucrìa è senza dubbio una delle eroine più amate della letteratura italiana contemporanea e dobbiamo ringraziare Dacia Maraini per avercela regalata.

Serena Pisaneschi

Foto in alto: Dacia Maraini

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