Un film che, come si legge nelle note della regista, è «una fiaba nera come il fitto della foresta, ma col sentiero seminato di paillettes.»
Calcinculo di Chiara Bellosi racconta l’adolescenza aspra della quattordicenne Benedetta, interpretata dall’attrice debuttante Gaia Di Pietro. Un bel ritratto di ragazza per un racconto che la regista, nelle note di regia, definisce così: «Questa storia è una fiaba. Ovvero: del giocare con la realtà. Quando ero piccola mi raccontavano le storie e c’era una differenza tra fiaba e favola. Così per me la favola è sempre rimasta qualcosa di un po’ triste e asciutto e barboso, con la sua morale inesorabile in chiusura. La fiaba invece è come un universo che si espande e raccoglie tutto quello che trova per strada: oggetti insensati, personaggi strambi, posti pieni di fascino ma sempre un po’ inquietanti. La fiaba tiene tutto insieme e racconta, non spiega, no, non spiega proprio niente. È una scoperta continua e alla fine nessuno ti dice cosa hai scoperto, lo sai solo tu. Quando ho letto Calcinculo, il primo modo di vederlo è stato questo: una fiaba nera come il fitto della foresta, ma col sentiero seminato di paillettes.»
Calcinculo, secondo lungometraggio di Bellosi dopo Palazzo di giustizia, è una storia di complicità momentanee e di distanze improvvise. Benedetta è un’adolescente a cui la famiglia sta stretta. È un po’ sovrappeso, curvy per usare un linguaggio politicamente corretto. I compagni la sfottono per questa sua fisicità e la mamma, che sognava d’esser ballerina, pur con tutto l’amore qualche problema ce l’ha con questa figlia non conforme. Benedetta si sente persa, tace animata dalla determinazione di esistere. Incontrerà Amanda, giostraiə e aspirante soubrette, uomo ma non solo. Bravo Andrea Carpenzano che ne interpreta mirabilmente il mondo fluido. Tra loro nasce un affetto e se ne vanno insieme, ma Benedetta non ci casca, saprà fare da sé.
Cinzia Inguanta
Foto in alto: una scena da “calcinculo” di Chiara Bellosi
© RIPRODUZIONE RISERVATA