Il primo romanzo di Stephen King racconta l’orrore scatenato da una adolescente, ma anche quello che ha subito per arrivare a tanto.
Pubblicato negli Stati Uniti nel 1974 e in Italia tre anni dopo da Sonzogno, il romanzo di Stephen King Carrie narra di una ragazza molto speciale, dotata di un potere che non ha mai svelato a nessuno: la telecinesi. È in grado cioè di modificare con la forza del pensiero tutto ciò che la circonda. Il solo nome oggi è sufficiente a suscitare terrore in tutti quelli che conoscono la sua storia. Le quattro elaborazioni cinematografiche che ne sono scaturite grondano sangue, cadaveri e sguardi carichi di orrore. O almeno così mi dicono, perché io non amo questo genere di pellicole e non ne ho mai visto uno. La bravura dell’autore mi ha però convinta ad affrontare il testo, anche a costo di subire poi l’attacco di incubi notturni.
Con mia grande sorpresa il testo si è rivelato tutt’altro che orrorifico, ma non meno terrificante delle mie aspettative, anche se per motivi completamente diversi.
Carrie ha sedici anni e viene maltrattata sistematicamente dai suoi coetanei sin da bambina. Oggi diremmo bullizzata, ma siamo negli anni Settanta e il termine non è ancora stato coniato. Vive sola con la madre che possiamo definire una fervente religiosa, usando un pallido eufemismo. La chiusura mentale in cui è costretta a sopravvivere fra le mura domestiche e le angherie subite quotidianamente fuori casa sono una mistura micidiale. L’esperienza traumatica di un menarca alquanto tardivo e inatteso, seguito dall’ennesimo scherzo crudele segnano il punto nel quale il racconto inizia a rotolare verso un’unica possibile soluzione, come una biglia su un piano inclinato.
Quello che accade dopo è l’orrore per il quale Stephen King è famoso.
Ma, a mio parere, quello che succede prima è l’orrore vero che Carrie, come troppe ragazze, è costretta a subire. Una scarsa o inesistente informazione su quanto accade al loro corpo in un momento di cambiamento che sconvolge e confonde crea un profondo senso di inadeguatezza nelle adolescenti. La condanna dei loro acerbi desideri suscita rabbia verso se stesse e verso gli altri. Il costante stillicidio fatto di cattiverie gratuite è qualcosa che nessuno dovrebbe subire mai. Questo romanzo è stato vietato per anni nelle scuole statunitensi ma forse, invece, la sua lettura potrebbe aiutare a comprendere il valore dell’empatia, allontanando i ragazzə da atteggiamenti lesivi e distruttivi.
Erna Corsi
In alto: l’autore Stephen King, www.wired.it
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