Liberati dal tempo, crogiolati nella bellezza di questo meraviglioso istante e concediti il lusso di vivere il presente.
Vorrei non essere schiava del tempo che passa. Delle scadenze, gli impegni, i problemi, le lancette che ticchettano incessanti e pesanti nella mia testa. Vorrei distruggere ogni fonte di distrazione superflua che altro non fa se non rubarmi secondi, minuti, ore, giorni… la vita.
Vorrei lasciarmi cullare dal momento, semplicemente dal presente. Vorrei abbattere gli artificiali muri di costrizione temporale che mi stritolano le viscere in un senso di oppressione secolare.
Ci sarà una via di scampo da tutto questo? Forse, amici miei, è solo utopia. Un irraggiungibile scenario idilliaco non governato da Crono che, beffardo, si fa ludibrio del nostro essere schiavi di qualcosa di intangibile.
Poveri umani. Piccole e insignificanti pedine incatenate al tavolo da gioco che è l’esistenza. È una partita fin troppo ardua quella contro il tempo. Un duello che non si può vincere.
«Lasciamo fare al tempo.» Così diceva una Jane tanto cara a me.
L’ho sempre immaginato come un gelido vento che non varia mai di intensità. Un soffio polare che lascia solo distruzione e deteriora le membra e, cosa che mi inquieta di più, la mente. E allora, cara Jane, io non sono d’accordo con te.
Non è aspettando inermi in un angolo buio della stanza che le cose si risolveranno, non è pazientando e dando spazio al tempo che allora verranno lenite le nostre ferite. Non è lasciando fare al tempo che potremo vivere a fondo la nostra vita.
Perché il tempo lapida la memoria, inibisce le facoltà cognitive, conduce a un punto di non ritorno in cui ciondoli tra ciò che ritieni realtà e ciò che in verità altro non è che finzione.
Liberati dal tempo, crogiolati nella bellezza di questo meraviglioso istante e concediti il lusso di vivere il presente.
In alto: Nefastia e il tempo di Gloria Wardolw, ritaglio illustrazione
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