Stile fresco, ironia scoppiettante e linguaggio piano rendono Almeno il cane è un tipo a posto una lettura scorrevole e coinvolgente.
Almeno il cane è un tipo a posto (Bur, 2017) di Lorenza Ghinelli è un libro che, sebbene in ritardo, ho avuto la fortuna di scoprire. Galeotta fu una libreria maltese. Rimasta a corto di letture durante le mie vacanze natalizie a La Valletta, sono entrata nella storica libreria Agenda, dove si può trovare di tutto in tutte le lingue, incluso un libro divertente come quello dell’autrice romagnola. Mi era sfuggito, lo ammetto, ma il destino ha voluto che lo incontrassi sulla mia strada di vacanziera invernale.
Il titolo già la dice lunga sui personaggi di questa storia per ragazzi il cui protagonista è Massimo, un adolescente sfigato che si butterebbe dalla finestra piuttosto di continuare ad affrontare le sue sventure (peccato, come dice lui, che abiti al piano terra). La maggior parte di esse dipendono dal bullo della scuola, Vito, che gli ha affibbiato lo sgradevole nomignolo di Minimo e lo usa come parafulmine contro cui sfogare ogni sua frustrazione. Oltre a Vito, carnefice e a sua volta vittima, attorno a Massimo ruotano altre figure: ragazzini indecisi e adulti ancora di più, vecchi partigiani e bambini curiosi. Ognuno preda di dubbi, talvolta di sensi di colpa e di mali più o meno visibili. Persino Ettore, il gatto persiano dei vicini, nasconde un «segreto». Soltanto il cane Rocky sembra essere un tipo a posto. Tra gli amici stretti di Massimo c’è Celeste, un «maschiaccio» che fa disperare i suoi genitori, Stefania, che sua madre vorrebbe più magra, Filippo, appassionato di computer che vive con la nonna gattara, e molti altri. Personaggi che permettono all’autrice di affrontare con leggerezza temi seri come quello della violenza domestica, dei disturbi alimentari, dell’incomunicabilità, della diversità in ogni sfaccettatura.
Lo stile fresco, l’ironia scoppiettante e il linguaggio piano di Lorenza Ghinelli rendono la lettura scorrevolissima e coinvolgente. L’unica pecca, forse, è che, se non venisse indicato chi è a parlare, non riusciremmo a distinguere le diverse voci che narrano la vicenda in prima persona, a parte qualche eccezione (inconfondibile quella di Margò, la sorellina di Massimo). Da lettrice avrei preferito che la storia venisse raccontata da pochi personaggi, magari ognuno caratterizzato da un proprio linguaggio, da espressioni e modi di dire inconfondibili. Lo stesso vale per le citazioni di film, libri, cartoon, programmi tv che a volte sembrano messe in bocca a figure a cui non apparterrebbero nella realtà, troppo lontane dal punto di vista generazionale. Tra le più vive e credibili, che personalmente ho apprezzato molto, ci sono Sara e Fiamma. La coppia di vicine appena arrivate (quelle che Margò crede facciano «Lesbiche» di cognome) si trova ad affrontare situazioni tragicomiche che ciononostante risuonano di vita vissuta.
Il romanzo di Lorenza Ghinelli è senz’altro una lettura da consigliare, soprattutto per avvicinare a temi importanti il pubblico di giovani lettori che si affacciano alla vita adulta. Docente della scuola Holden e autrice tv, con La colpa la Ghinelli è stata finalista al premio Strega nel 2012. Nel 2022 è uscito il suo ultimo lavoro, La stirpe e il sangue, edito da Bompiani.
Silvia Roncucci
Donnaridens
Foto in alto: Lorenza Ghinelli
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