La poesia nel dì di domenica: “La porta accostata“ di Anna Achmatova

Anna Achmatova
La poeta russa icona di bellezza che ha ispirato molti artisti tra cui Petrov-Vodki, Brokken, Al’tman  e Modigliani.

Seconda domenica con Anna Achmatova, la poeta russa con un carisma e una bellezza particolari. Il suo fascino, oltre alla grande cultura, derivava anche dal fatto di essere alta, molto magra, con grandi occhi grigi, labbra sottili e naso aquilino. «No, non era una bellezza. Ma era meglio di una bellezza. Non mi era mai capitato prima di vedere una donna il cui viso e tutta la persona spiccasse ovunque, anche fra le più belle, per la sua espressività, la sua autentica spiritualità, qualcosa che catturava subito l’attenzione […]». Così scrisse di lei Georgij Adamovič, anche lui frequentatore dello Stray Dog, il locale di San Pietroburgo in cui si incontravano intellettuali e poeti. Molti pittori la ritrassero, ma i suoi ritratti più famosi sono sicuramente quelli di Amedeo Modigliani, l’artista livornese che conobbe a Parigi nel 1910.

In Le rose di Modigliani, Achmatova scrive: «Nel 1910 lo vidi pochissimo, non più che alcune volte. Nondimeno egli mi scrisse durante tutto l’inverno. Non mi disse che scriveva versi… Probabilmente io e lui non si capiva una cosa fondamentale: tutto quello che avveniva, era per noi la preistoria della nostra vita: la sua molto breve, la mia molto lunga. Il respiro dell’arte non aveva ancora bruciato, trasformato queste due esistenze: e quella doveva essere l’ora lieve e luminosa che precede l’aurora. Ma il futuro che, com’è noto, getta la sua ombra molto prima di attuarsi, batteva alla finestra, si nascondeva dietro i lampioni, intersecava i sogni e spaventava, con la terribile Parigi baudelairiana che si nascondeva in qualche posto, lì accanto. E tutto il divino scintillava in Modigliani solo attraverso una tenebra. Era diverso, del tutto diverso da chiunque al mondo. La sua voce mi rimase in qualche modo per sempre nella memoria […]»

Fu una storia intensa la loro, anche se non durò a lungo. Modì, folgorato dalla poeta, la ritrasse in  più di dieci ritratti, ma la maggior parte di questi dipinti è rimasta sconosciuta. Restano sedici schizzi che, però, non diventarono mai opere vere e proprie. Pochi tratti su un foglio per delineare la figura di una donna con una bellezza selvaggia e un carattere ribelle. Achmatova conservò gelosamente per tutta la vita solo uno di questi ritratti. Molte poesie della raccolta Sera, pubblicata nel 1912, sarebbero riconducibili al legame che li unì.

La poesia scelta per questa domenica è accompagnata come sempre dal video di Debora Menichetti.

Serena Betti

In alto: Anna Achmatova

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La porta accostata

La porta accostata,
il lieve ondeggio degli alberi di tiglio…Sul tavolo, chissà dimenticati,
un frustino e un guanto.
L’alone giallo della lampada…
Sento un fruscio.
Perché sei andato via?
Io non capisco…
Domani sarà un mattino
di serenità.
La vita è splendida,
sii saggio, cuore.
Sei così stanco,
rallenta, batti piano…
Pensa, ho letto
che l’anima è immortale.

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