Titoloni sensazionalistici acchiappa click: possiamo anche ignorarli ma siamo sicuri che siano così innocui? Ne scrive Gianrico Carofiglio.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una progressiva presa di coscienza sulla narrazione della violenza. La consapevolezza che il rispetto per la vittima passa anche attraverso le parole ha fatto in modo che alcuni giornalisti abbiano modificato i termini e cambiato il soggetto principale dei loro articoli, concentrando il focus sul colpevole e preservando la privacy della vittima. Ancora pochi, purtroppo, ma è un inizio.
L’utilizzo sensazionalistico dei titoli e gli approfondimenti ai confini della realtà invadono tutti i campi dell’informazione. Lo scrittore e avvocato Gianrico Carofiglio ne scrive diffusamente nel suo saggio La manomissione delle parole (Feltrinelli, 2021). Il suo elogio va alla chiarezza e semplicità della nostra costituzione, minacciata da nuovi articoli scritti in un “politichese” incomprensibile e inconcludente. «George Steiner ha osservato che le ideologie cosiddette competitive, come il nazismo non producono lingue creative, e solo di rado elaborano nuovi termini: molto più spesso “saccheggiano e decompongono la lingua della comunità”, manipolandola e usandola come un’arma.»
Gianrico Carofiglio invita a prestare attenzione e ad approfondire le notizie riportate dai giornali. A volte quella che dovrebbe essere solo un’opinione di chi scrive diventa l’unica luce sotto la quale i fatti vengono presentati. Un esempio eclatante che riporta a sostegno delle sue argomentazioni è la convinzione comune che Silvio Berlusconi (RIP) sia stato assolto dall’accusa di associazione a delinquere. In realtà, l’avvocato accusato con lui è stato condannato ma per il Cavaliere erano poi scaduti i termini di prescrizione. Non serve essere laureati in legge per comprendere che per un’associazione bisogna essere almeno in due. I titoli dei giornali, in gran parte suoi, hanno fatto sì che questo argomento passasse sotto silenzio, sottolineando solo come non fosse stato condannato.
Nanni Moretti una volta ha detto che «le parole sono importanti». Non posso che essere d’accordo, augurandomi per il futuro una maggiore attenzione alla nostra lingua, così ricca da risultare spesso un’arma a doppio taglio.
Erna Corsi
Foto in alto: Gianrico Carofiglio – foto da gqitalia.it
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